Dieci passi d’amore
Il percorso Dieci passi d’amore è nato da un’esigenza concreta: parlare di relazioni, affettività e sessualità in modo aperto, consapevole e soprattutto libero da tabù.
Troppo spesso questi temi restano fuori dai percorsi di salute mentale, come se l’amore, il desiderio o il corpo fossero argomenti troppo scomodi o non necessari quando si parla di persone con diagnosi psichiatriche.
Eppure sono proprio quelli che ci tengono vivi, radicati, umani.
A chiederlo sono stati proprio i nostri Soci, con un tono sorpreso, durante un pranzo al Club in cui il tema era emerso in modo spontaneo, ma imbarazzato:
«Possiamo parlarne? Possiamo farlo qui, insieme, senza sentirci giudicati?» come se sottintendessero «Davvero?»
E così, dal 7 ottobre, ogni martedì mattina, lo stiamo facendo. Davvero.
Con film, musica, laboratori, discussioni, momenti di commozione e lacrime ma anche molte risate, che in certi incontri sono terapeutiche più di tutto il resto.
Durante il primo incontro, abbiamo scritto al centro di un cartellone “relazione” e chiesto al gruppo di scrivere la prima parola che veniva loro in mente.
Sul foglio sono comparse parole come fiducia, paura, amore, ascolto, famiglia, corpo, rispetto, rabbia, accoglienza, confini, desiderio, ma anche egoismo e opportunismo.
Non c’è manuale che descriva meglio la complessità di questo campo.
Perché nella relazione ci si può ammalare, e nella relazione si può guarire.
Parlare di ciò che non si vuole nominare
L’obiettivo non è “insegnare”, ma creare uno spazio di parola e ascolto.
Un luogo dove poter dire ciò che spesso resta taciuto: l’amore nutre e, se ferisce, bisogna ridefinirlo. Il corpo sente, ricorda, cambia. I confini, il desiderio, la paura dell’intimità sono tutti aspetti fondamentali per conoscere se stessi e relazionarsi.
Chi attraversa la sofferenza psichica conosce bene la potenza e la fragilità del legame.
Sa quanto una relazione possa essere, insieme, casa e terremoto. Ciò che spesso non sa è che ciò che prova è comune, condiviso, “normale”.
E ogni volta che affrontiamo questi temi, ci ricordiamo che lo scambio è reciproco: se chi facilita gli incontri porta strumenti, chi partecipa restituisce uno sguardo più autentico, più umano, più raro e prezioso.
Educazione all’affettività: una questione di salute (e di giustizia)
Parlare di educazione all’affettività e alla sessualità significa parlare di salute. Ma anche di diritti.
Le persone con una diagnosi psichiatrica, troppo spesso, non hanno accesso a percorsi di educazione relazionale, a causa di pregiudizi, silenzi o timori.
Questo comporta rischi concreti: più isolamento, maggiore vulnerabilità, e una più alta probabilità di vivere relazioni disfunzionali o violente.
Per chi è in carico ai servizi di salute mentale, la probabilità di subire violenza domestica è quattro volte superiore rispetto alla popolazione generale, mentre quella di subire violenza sessuale è addirittura diciassette volte più alta.
La consapevolezza, invece, è il primo strumento di prevenzione.
Non una consapevolezza accademica o moralista, ma quella che nasce dal confronto autentico, dal riconoscersi nell’altro e poter dire: «Ah, anche tu?».
La salute sessuale come diritto
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute sessuale come “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale in relazione alla sessualità; non è soltanto l’assenza di malattia, disfunzione o infermità”.
Garantirla significa assicurare il rispetto, la sicurezza e la libertà di ogni persona di vivere la propria sessualità in modo consapevole e privo di coercizioni, discriminazioni o violenze.
Questa visione è riconosciuta da documenti internazionali fondamentali come la Dichiarazione dei Diritti Sessuali (World Association for Sexual Health, 2014) e la Strategia Globale per la Salute Sessuale e Riproduttiva dell’OMS (2022–2030).
In Italia, la Legge 405/1975 (che istituisce i consultori familiari) e la Legge 194/1978 sanciscono il diritto all’informazione e all’assistenza per la tutela della salute sessuale e riproduttiva, principi ribaditi nel Piano Nazionale per la Prevenzione 2020–2025, che include la promozione della salute sessuale tra gli obiettivi strategici di salute pubblica.
In quest’ottica, parlare di salute sessuale all’interno dei percorsi di salute mentale non è un lusso, ma un dovere etico e sanitario: un passo necessario verso una cura davvero integrale della persona.
Relazioni che curano
La nostra immagine di noi stessi si costruisce dentro le relazioni, soprattutto quelle primarie: dove impariamo se siamo degni d’amore, se è sicuro mostrarci, se il contatto nutre o ferisce. È lì che nascono i nostri modi di stare (o di scappare), il nostro rapporto con il corpo, col cibo, con il piacere, con la distanza.
Parlare di affettività e sessualità, allora, significa anche rimettere mano alla propria storia.
Scoprire che ciò che ha ferito non deve ferire per sempre, che si può cambiare, che si può ricominciare.
E che la relazione – quella con sé stessi e con gli altri – è il luogo dove tutto comincia e, a volte, dove tutto può ricominciare.
Bibliografia
Educazione sessuo-affettiva e prevenzione della violenza
- UNESCO (2023). Comprehensive sexuality education combats violence against women and girls
- World Health Organization (WHO, 2023). Comprehensive sexuality education – Questions and answers
- UNFPA (2022). Comprehensive Sexuality Education
Rischio di violenza nelle persone con disturbi psichiatrici
- Khalifeh, H., et al. (2015). Domestic and sexual violence against patients with severe mental illness. Psychological Medicine, 45(4), 875–886
- de Vries, B., et al. (2019). Risk of sexual violence among patients with mental disorders. BMC Psychiatry, 19, 147
Salute sessuale come diritto
- WHO (2006, aggiornata 2022). Defining sexual health
- World Association for Sexual Health (WAS, 2014). Declaration of Sexual Rights
- Ministero della Salute (Italia, 2020). Piano Nazionale della Prevenzione 2020–2025
Ringraziamenti e sostegno
Un ringraziamento speciale va alla nostra Volontaria Silvia C., una fonte inesauribile di idee, amore ed energia, la cui preziosa partecipazione ha reso possibile questo e tanti altri dei nostri progetti.
Tutto ciò che facciamo a Progetto Itaca Firenze è possibile grazie al sostegno di fondazioni, enti, aziende e singoli individui: il tuo aiuto è fondamentale. Con il tuo contributo possiamo continuare a promuovere salute, consapevolezza e diritti per tutti. Sostienici e fai la differenza insieme a noi. Grazie!
Gaia Di Pierro
Progettazione Sociale, Formazione e Sensibilizzazione
Progetto Itaca Firenze OdV

“Durante il primo incontro, abbiamo scritto al centro di un cartellone “relazione” e chiesto al gruppo di scrivere la prima parola che veniva loro in mente.
Sul foglio sono comparse parole come fiducia, paura, amore, ascolto, famiglia, corpo, rispetto, rabbia, accoglienza, confini, desiderio, ma anche egoismo e opportunismo.
Non c’è manuale che descriva meglio la complessità di questo campo.
Perché nella relazione ci si può ammalare, e nella relazione si può guarire.”